Covid-19, i clan pronti come lo fu il terremoto in Irpinia. Dagli investigatori per fornire elementi di cui sono venuto a conoscenza

In compagnia di Luigi Cuomo, presidente nazionale della rete antiracket ‘Sos Impresa’, e di Fabio Giuliani, referente regionale di Libera in Campania, mi sono recato presso gli uffici della Questura di Napoli per segnalare una serie di notizie di cui sono venuto a conoscenza e inerenti attività illegali, cresciute a dismisura per la crisi del Covid-19, in alcuni quartieri delle periferie della città.
Dopo aver incontrato il questore di Napoli Alessandro Giuliano, sono stato ascoltato a sommarie informazioni testimoniali negli uffici della Squadra mobile di Napoli su alcuni episodi circostanziati che si verificano in alcuni quartieri e rioni di Napoli. Mi sono soffermato sul fenomeno del credito criminale e sui prestiti a usura.
In particolare ho riferito di una intervista di un parroco nella trasmissione ‘Sono le Venti’ di Peter Gomez andata in onda, lunedì 4 maggio, su canale Nove, nella quale il religioso affermava : “La gente è disperata, vivono tutti lavorando in nero, si sono fatti dare chi 50 euro, chi 100 euro. Chi non può restituirli dovrà sempre pagare e cosi non si libererà mai. Se denunci, te ne devi andare, scappare”.
Sono convinto che lo Stato debba arrivare nei territori e rispondere ai bisogni prima della camorra. Da tempo sostengo che per i clan il Covid-19 diventa una grande occasione di consenso sociale, d’investimento e una occasione per infiltrarsi nel tessuto produttivo-economico come lo fu il terremoto del 23 novembre del 1980.
Ho voluto incontrare gli investigatori per fornire elementi di cui sono venuto a conoscenza con la speranza di dare un contributo affinché si possano sviluppare approfondite indagini.
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