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Non abbiamo più scuse

Non abbiamo più scuse. Non le avevamo neppure prima. L’arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, ieri pomeriggio dalla chiesa dello Spirito Santo di Torre Annunziata, durante la celebrazione dei funerali di Antonio Morione, ucciso all’antivigilia di Natale mentre difendeva il suo lavoro, si è rivolto non solo ai cittadini di Torre Annunziata e Boscoreale ma a tutti i campani.

“Svegliatevi, è l’ora di uno scatto di dignità. Chi sa parli, basta il silenzio omertoso. E’ arrivato il momento che la parte buona si faccia sentire e vedere. Ancora troppi sono i silenzi che fanno male”.

Il suo grido è lo stesso dell’aprile scorso per l’omicidio di Maurizio Cerrato, un papà che trovò una assurda morte nel difendere il diritto della propria figlia a parcheggiare l’auto in un posto “prenotato” dai camorristi in una strada pubblica. Parole che scuotono ancora una volta le nostre coscienze, interrogano le nostre vite e chiamano all’impegno quotidiano contro la cultura, l’ideologia e l’azione criminale della camorra.

Come ci ricorda il Questore di Napoli Alessandro Giuliano nel bilancio di fine anno quando chiede si napoletani di “denunciare” perché “il problema più grande del nostro territorio resta la camorra, che si manifesta in modo non percepibile nella strada ma entrando nella pubblica amministrazione, nelle imprese compiacenti, avvalendosi di professionisti”.

Lo diciamo da tempo, ne siamo convinti, persuasi e per questo che stiamo dando vita ai Comitati di liberazione dalla camorra, un modo di mettersi insieme e di affrontare con le istituzioni i problemi dei territori. I temi della sicurezza, della legalità, dell’educazione, la buona politica, il funzionamento delle istituzioni riguardano tutti noi.

Non si può stare affacciati alla finestra oppure sulla riva del fiume ed aspettare per poi comodamente puntare il solito dito e accusare.

Siamo di fronte a battaglie di civiltà, di sopravvivenza, di urgenze quotidiane che determineranno la qualità della nostra società e delle nostre vite, quelle dei nostri figli e dei loro figli. Occorre rivolgersi agli indifferenti, a chi trova sempre una giustificazione costruita ad arte per quieto vivere.

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Sandro Ruotolo

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