Mena Morlando e quella vita non vissuta

Mena Morlando è stata uccisa 41 anni fa. Era il 17 dicembre 1980. Mena aveva appena 25 anni. Anch’io avevo 25 anni. Io la mia vita l’ho vissuta. Sono diventato padre, sono diventato nonno. Mena no. Mena si è fermata a 25 anni.
Ho riletto la storia di Mena. Gli anni Ottanta sono stati anni terribili. Il terremoto, la guerra tra la Nco e Nuova Famiglia, il salto di qualità della camorra in Spa con gli appalti della ricostruzione del post sisma. Noi abbiamo vissuto e ancora viviamo una guerra civile. Le ferite non si sono rimarginate.
Qualche settimana fa ad Arzano al Bar Roxy, i killer dovevano uccidere un avversario: hanno fatto irruzione nel locale e sparato all’impazzata colpendo oltre all’obiettivo anche due persone innocenti, due clienti.
Non è più quella stagione dei tre morti al giorno. In generale non si possono paragonare epoche diverse. So bene di cosa stiamo parlando. Ne sono testimone, quegli anni li ho vissuti. Perciò, a maggior ragione, posso affermare che la battaglia contro la camorra non l’abbiamo ancora vinta.

Mena, mi ha ricordato la storia di mia cugina Silvia. Mena usciva di casa per andare a fare una commissione, Silvia stava tornando a casa ad ora di pranzo con il suo figlioletto. Entrambe sono state uccise in strada, finite in mezzo a una sparatoria tra clan. C’è però una differenza di fondo : la mia famiglia ha ottenuto giustizia, invece, oggi a distanza di 41 anni, non sappiamo ancora chi ha ucciso Mena.
Lei è una vittima incolpevole. Si trovava nel momento giusto al posto giusto in un Paese normale. Ma in quegli anni e come in questi anni non viviamo in un Paese normale. Nel giorno dell’anniversario dell’uccisione di Mena chiediamo giustizia per la sua famiglia, per la città di Giugliano e per tutti noi. Senza giustizia non ci può essere verità, non ci può essere futuro. Abbiamo bisogno di memoria per costruire il nostro presente e il nostro futuro.
La storia di Mena mi ha fatto rileggere anche una lettera scritta, anni fa, dall’attuale capo della procura di Perugia Raffaele Cantone. Una riflessione di come negli anni Ottanta il fenomeno della camorra non si avvertiva, non c’era una precisa percezione e neppure il bisogno di conoscenza. E questo ci deve spronare a non stancarci mai, a lavorare sulle coscienze, a parlare con gli indifferenti. Solo con azioni concrete e un sempre rinnovato impegno onoreremo Mena e le tante vittime innocenti della camorra.
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