Lo conosco un certo modo di fare politica…

Io lo conosco un certo modo di fare politica.
Accordi, scambi, promesse; poi taluni scendono di qualche gradino e troviamo compravendite di voti, corruzione, malaffare. Non vi racconto nulla di nuovo rispetto a quanto scritto in migliaia di sentenze. Non vi racconto nulla di nuovo rispetto a quanto raccontato migliaia di volte sui giornali.
Quando la magistratura e la stampa libera intervengono si crede di essere riusciti a smontare il meccanismo. Ma poi gli stessi personaggi puntualmente risorgono dalle ceneri e te li ritrovi lì, o in posizioni defilate ma sempre di comando, o di nuovo in scheda elettorale, sbandierando le loro prescrizioni fatte passare per assoluzioni, le loro condanne come ingiuste, accusando la magistratura e la stampa di essere politicizzate e via dicendo.
Negli ultimi anni poi, il senso del pudore si è perso, totalmente. E la gente oramai è stanca, e pure assuefatta. Molti hanno anche smesso di indignarsi. Il voto, per chi vota, è sempre meno importante. E’ una campagna elettorale molto silenziosa in certi territori; non ci sono storie da spendere, non ci sono curriculum da decantare, per nulla.
Allora si lavora alla “vecchia maniera”. Accordi, compromessi, promesse.
O ci si affida ai confortevoli sondaggi, legati ai simboli e alle simpatie dei leader, e si preferisce il silenzio. A me quel silenzio fa paura.
Ma con la paura sono abituato a conviverci da anni, quindi non mi ferma, per nulla.
Vivo da 8 anni sotto scorta per le minacce dei camorristi; ma non sento di aver perso la libertà, al contrario. La scorta è la mano sulla spalla che mi dice che posso, che devo continuare a sentirmi libero. E così è. Libero di combattere per ciò in cui credo. Libero di ripudiare certi modi di fare.
Perché a certi modi di fare non mi ci abituerò mai; alle strette di mano fasulle, ai piedi in due scarpe, a logiche che tollerano l’indifendibile.
Il compromesso non lo conosco; io lo so da che parte stare. Non solo politicamente, ma nella vita.
Sarà limitante, ma mi fa stare sereno con me stesso. E non cedo.
Lo sanno i miei avversari, lo sa la coalizione che mi ha chiesto di candidarmi, e lo sa il PD che ha messo nel programma i punti fermi del mio credo politico: la lotta alla corruzione, al malaffare e alla criminalità organizzata. Lotta indispensabile per creare condizioni di sviluppo e speranza in certi territori. Lotta che però si fa dando lavoro e sviluppo a tutti, senza lasciare nessuno indietro.
Le parole sono solo parole, è vero. E quelle le sanno dire tutti. E infatti le dicono tutti.
Tradurle in fatti mostra la credibilità delle persone.
Io non sono candidato per vendere quelle parole, ma per garantirle.
Io non sono candidato per adeguarmi a un certo modo di fare politica, ma per cambiarlo.
Questo non piacerà ai miei avversari, probabilmente.
Se ne facessero tutti una ragione. Principi e moralità vengono prima dei simboli.
E chi non li condivide non sta dalla mia parte.
Con tutti gli altri, e sono tanti, andiamo avanti; con le nostre idee, che sono chiarissime.
Falcone diceva “gli uomini passano, le idee restano e continuano a camminare sulle gambe di altri uomini”.
I cittadini il 25 settembre, nel collegio di Torre del Greco dove sono candidato, sceglieranno da che parte stare. Io, ho scelto da tempo.
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