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La campagna elettorale l’ho fatta così

La campagna elettorale l’ho fatta così. Come si faceva una volta e come ha imparato di nuovo a farla quella sinistra che in Europa e in occidente sta ricostruendo con successo una connessione sentimentale con il proprio elettorato.

Nell’accezione più nobile della politica, incontrando la gente, provando a conquistarmi a uno a uno i voti che servono per essere eletto.

Sui luoghi di lavoro, nei mercati dove fanno la spesa le persone comuni, in quei quartieri popolari che un tempo erano la nostra roccaforte, ma che poi abbiamo abbandonato a sé stessi.

Ho incontrato tanta povertà e tanta sofferenza, diritti negati, disoccupazione e dispersione scolastica. Uno scenario tanto più grave quanto più evidente è la presenza di quella camorra che è un cancro dei nostri territori. La palla al piede dello sviluppo.

Ma ho incontrato anche tanto orgoglio, capacità di autorganizzazione delle comunità, eccellenze, voglia di non arrendersi e reagire. Ho stretto mani calde di speranza che mi hanno scaldato il cuore. Incrociato gli sguardi fieri di chi non ha abbassato e non abbasserà la testa.

Un viaggio straordinario che mi ha insegnato moltissimo e che mi renderà fiero di rappresentare queste persone se sarò io a essere eletto il 25 settembre. Dappertutto le domande di sempre, la spia di una profonda inquietudine, la paura e incertezza per il futuro.

Le richieste di rassicurazione sul Reddito di Cittadinanza, per esempio.

Una misura che mi sono impegnato a sostenere e migliorare, garantendo la mia opposizione a ogni tentativo di cancellarla.

Ma ho detto con la chiarezza che mi spinge a non tacere, che bisognerà lottare per creare lavoro.
Perché chi pensa che qui e altrove al Sud si voglia sopravvivere con un sussidio che è tra i più bassi d’Europa, di questa gente e di queste terre non conosce nulla, non ha capito niente.

C’è fame di lavoro. Così feroce da costringere tanti nostri ragazzi ad andarsene. Non c’è una sola famiglia fra quelle che ho incontrato che non abbia un figlio, una sorella, un fratello, costretti a emigrare al Nord o all’estero. Una fame così intensa da spingere giovani laureati a concorrere a migliaia anche per un posto da spazzino.

E sarebbero questi i giovani che non vogliono lavorare perché preferiscono il Reddito di Cittadinanza?
Chi lo afferma è in malafede. Ho imparato tanto in queste settimane di una campagna elettorale breve ma intensissima.

Voglio continuare a farlo mettendomi a disposizione delle comunità locali per voltare pagina. Come un semplice uomo che vive sotto scorta da otto anni ma non si fa piegare, perché sa di non essere solo ogni volta che è oggetto di minacce infami, come è accaduto di nuovo in queste ore. Ed è per questo che vi chiedo il vostro voto, perché mai come stavolta è o noi, o loro.

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Sandro Ruotolo

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