Grazie Don Mimmo, il patto educativo è un’opportunità per uscire dall’indifferenza

Grazie don Mimmo per questa grande opportunità che offre alla città di Napoli di guardarsi dentro, di riflettere sulle sue colpe, di smettere i panni della perenne incompresa.
Perché lei, la chiesa napoletana, con il patto educativo richiama tutti, ma proprio tutti, ad assumersi ognuno le proprie responsabilità.
Ci invita a uscire dall’indifferenza, a non accettare il destino senza tentare di cambiarlo.
Le devo confessare, don Mimmo, l’emozione che provo nel parlare in questo luogo così sacro che lei ha aperto alla città.
Lei forse non si rende conto o forse lo sa della straordinarietà di questo gesto. Ci chiede di scuotere le coscienze, di pensare agli ultimi, ai più fragili. Ci chiede di non lasciarli indietro. E il pensiero va ai nostri figli, ai figli dei nostri figli, a cui spesso è vietato sognare.
Cosa possiamo fare noi per la nostra città? Impegnarci.
Si, è vero, la camorra sta uccidendo Napoli ma sta uccidendo Napoli anche l’indifferenza. Nel dare vita ai comitati di liberazione dalla camorra abbiamo fatta nostra la frase pronunciata dal presidente Mattarella nell’anniversario della strage di Capaci: “O si sta contro la mafia o si è complici, non ci sono alternative”.
L’idea di fondo dei comitati è quella di mettere insieme associazioni, istituzioni, singole personalità convinti che solo insieme potremo vincere questa battaglia che nelle nostre terre è una battaglia per i diritti sanciti dalla nostra Costituzione. Diritto allo studio. Diritto al lavoro. Noi, non “io”, noi, insieme.
Era maggio, vi ricordate le bombe a Ponticelli? In quest’area della città sono presenti tante realtà, associazioni. Ci siamo incontrati, abbiamo deciso di dar vita al comitato, ci siamo messi insieme, abbiamo firmato un documento, abbiamo avanzato una serie di richieste e avviato un tavolo di incontri con il prefetto di Napoli. Poi Caivano, la stesa di luglio nel parco Verde, poi Torre Annunziata dove vive un condannato definitivo per camorra ogni cento abitanti. E dunque area Napoli Est, area Napoli Nord, area Torre Annunziata e Castellammare di Stabia.
E abbiamo subito aderito al patto educativo da Lei proposto perché convinti della necessità dello schierarsi ma anche del dover affrontare su più tavoli -governo, regione, comuni- le questioni di fondo.
Come comitati abbiamo individuato degli obiettivi che certo hanno dei costi ma che sono in realtà degli investimenti sui territori. La gente è stanca dei bla bla bla. Ha bisogno di risultati concreti.
Quando succede un fatto di sangue e nessuno vede mai nulla siamo portati a scambiare la paura con l’omertà. Noi dobbiamo porci il problema di chi ha paura. Video sorveglianza, aumento delle forze dell’ordine, assunzioni di vigili urbani. Bisogna liberare gli insediamenti delle case popolari dalle famiglie criminali che occupano illegalmente gli appartamenti e che spacciano poi la droga sotto casa. Aprire le scuole, i campetti di calcio. Terribili sono le percentuali di giovani senza istruzione, formazione, lavoro nei nostri quartieri dove crescono le diseguaglianze. Quante povertà messe insieme? Povertà economica, sociale, povertà educativa!
Ponticelli, Barra, San Giovanni sono quartieri di Napoli. Siamo portati a definirli come quartieri della periferia e quindi i problemi di quei quartieri ci sembrano periferici. Ma sappiamo tutti che Napoli senza Barra non è Napoli e che vanno abbattuti questi muri invisibili che separano il centro dalle sue aree esterne. Non chiamiamole più periferie. Arzano, Melito, Afragola, Torre Annunziata fanno parte della città metropolitana.
Don Mimmo, la situazione è ancora più drammatica perché in tanti Comuni è sospesa la democrazia. Commissioni d’accesso, comuni sciolti per mafia.
Don Mimmo, sindaco, autorità noi siamo convinti che società civile e istituzioni solo insieme potranno vincere questa battaglia. Non c’è più tempo da perdere. Noi ci siamo.
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