È un governo di destra-destra

Ecco la mia intervista a Fanpage.it
Sandro Ruotolo, giornalista, volto e voce inconfondibili, ha chiuso i suoi due anni da senatore e la mancata rielezione (era arrivato a Palazzo Madama candidato a Napoli in una suppletiva nel 2020) con un post su Facebook che inizia come un amaro monologo di Eduardo De Filippo: «È cosa ‘e niente…».
Sfoglia i commenti sul cellulare e indica le sue risposte agli elettori. Risposte che cercano di trovare un senso a quanto accaduto pochi giorni fa. «Ti rendi conto? Sono io che devo confortare chi ha votato…».
𝗥𝘂𝗼𝘁𝗼𝗹𝗼 𝗺𝗮 𝗲̀ 𝗱𝗮𝘃𝘃𝗲𝗿𝗼 «𝗰𝗼𝘀𝗮 𝗱𝗶 𝗻𝗶𝗲𝗻𝘁𝗲?». 𝗘̀ 𝘀𝘁𝗮𝘁𝗮 𝘂𝗻𝗮 𝘀𝗰𝗼𝗻𝗳𝗶𝘁𝘁𝗮 𝗰𝗵𝗶𝗮𝗿𝗮, 𝗻𝗲𝘁𝘁𝗮.
«Eh sì! L’amarezza non è solo mia, è complessiva diciamo. Però diciamo pure che era una sconfitta annunciata. È stata una battaglia impari. Nel momento in cui la destra va unita e noi in ordine sparso, si perde. È come nel 1994».
𝗘𝗿𝗿𝗼𝗿𝗶 𝗻𝗲 𝘀𝗼𝗻𝗼 𝘀𝘁𝗮𝘁𝗶 𝗳𝗮𝘁𝘁𝗶. 𝗖𝗼𝘀𝗶̀ 𝘀𝗶 𝗱𝗶𝗰𝗲.
«Sono stati fatti errori, sì. Io non sono andato in giro con la presunzione di poter cambiare le cose, sapevo che era un voto politico e che la gente a prescindere dalle persone ha votato Letta, Meloni, Conte. Se nel mio collegio tu andavi in giro e ascoltavi la gente era chiaro: votavano per i Cinque Stelle non per tizio o caio candidati».
𝗘 𝗼𝗴𝗴𝗶?
«Ecco parliamo del futuro. Qui siamo a un punto decisivo: o si riparte o si rischia il declino. Se la discussione è solo sui candidati alla segreteria del Partito Democratico si rischia di fare la fine del Partito socialista francese. Serve un congresso di ricostruzione più che di rifondazione. Anzi, fammela usare la parola: costituente. Un congresso costituente».
𝗘 𝗱𝗮 𝗾𝘂𝗮𝗹𝗶 𝗽𝗲𝘇𝘇𝗶 𝘀𝗶 𝗿𝗶𝗽𝗮𝗿𝘁𝗲? 𝗖𝗵𝗲 𝘀𝗶 𝗳𝗮? 𝗦𝗶 𝗰𝗮𝗺𝗯𝗶𝗮 𝗻𝗼𝗺𝗲 𝗮𝗹 𝗣𝗱? 𝗦𝗶 𝗰𝗮𝗺𝗯𝗶𝗮𝗻𝗼 𝗶 𝗱𝗶𝗿𝗶𝗴𝗲𝗻𝘁𝗶, 𝗶𝗹 𝘀𝗲𝗴𝗿𝗲𝘁𝗮𝗿𝗶𝗼, 𝗰𝗼𝘀𝗮 𝘀𝗶 𝗱𝗲𝘃𝗲 𝗳𝗮𝗿𝗲?
«È un cantiere. E se si decide che il nome va cambiato, se è all’ordine del giorno si discute. Io dico che oggi abbiamo anche un quadro da analizzare. Oggi abbiamo anche Giuseppe Conte nel campo progressista. Non sto sostenendo che ne sia il leader ma che si è schierato. È finita quella fase del Movimento Cinque Stelle in cui dicevano “non c’è né destra né sinistra”. Conte è finalmente schierato nel campo progressista, non è stata una tattica per recuperare voti…almeno me lo auguro. Dunque ben venga la trazione progressista. Dobbiamo dialogare se c’è davvero una fase costituente».
𝗦𝗮𝗻𝗱𝗿𝗼 𝗥𝘂𝗼𝘁𝗼𝗹𝗼 𝗲 𝗣𝗮𝗼𝗹𝗼 𝗦𝗶𝗮𝗻𝗶 𝗳𝘂𝗼𝗿𝗶 𝗱𝗮𝗹 𝗣𝗮𝗿𝗹𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗻𝗼𝗻 𝗲̀ 𝘂𝗻𝗮 𝗯𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗻𝗼𝘁𝗶𝘇𝗶𝗮 𝗽𝗲𝗿 𝗰𝗵𝗶 𝘁𝗶𝗲𝗻𝗲 𝗮 𝗰𝘂𝗼𝗿𝗲 𝗹𝗲 𝗶𝘀𝘁𝗮𝗻𝘇𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗹𝗼𝘁𝘁𝗮 𝗮𝗹𝗹𝗲 𝗺𝗮𝗳𝗶𝗲, 𝘀𝗼𝗽𝗿𝗮𝘁𝘁𝘂𝘁𝘁𝗼 𝗻𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗻𝗼𝘀𝘁𝗿𝗲 𝘇𝗼𝗻𝗲.
«Ma sai io ne ho parlato anche con Paolo, non la percepiamo come una sconfitta personale. Però un tema c’è. È quello dell’agenda sociale. Non possiamo permetterci l’impoverimento dell’opposizione, ce n’è bisogno. Contro chi vuole ridiscutere il Pnrr a sfavore del Sud, contro chi vuole l’autonomia differenziata e la flat tax. Contro chi non cita il problema delle mafie. Sono queste le preoccupazioni oggi, davanti a questo che non è un governo di centro-destra, ma di destra-destra. La sconfitta brucia ancora, è chiaro, ma bisogna pure rendersi conto che oggi più che mai in Parlamento un dialogo tra forze di opposizione è fondamentale. È la storia della nostra sinistra che ora è ad un bivio. Per ora tocca rincuorare la nostra gente, poi però vediamo cosa c’è da fare».
𝗟𝗲 𝗰𝗼𝘀𝗲 𝗯𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗿𝗲𝘀𝘁𝗲𝗿𝗮𝗻𝗻𝗼 𝗱𝗶 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗮 𝗰𝗮𝗺𝗽𝗮𝗴𝗻𝗮 𝗲𝗹𝗲𝘁𝘁𝗼𝗿𝗮𝗹𝗲?
«Tante. Dirigenti di partito che sono scesi in strada ad attaccare manifesti per me, com’è accaduto a Castellammare di Stabia, tante persone e gente come Tania Cerrato, vedova di Maurizio, ucciso da un branco per un parcheggio auto e Roberto Battiloro, il papà di Giovanni, una delle 43 vittime del ponte Morandi. Onorato del loro supporto».
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