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Dovere è conoscere tutta la verità perché senza verità non c’è giustizia

Perché ogni 23 maggio il primo pensiero è rivolto alle vittime della strage di Capaci? Perché conosciamo i nomi di tutte le vittime e ci emozioniamo ancora pensando a loro? E perché è così importante raccontare alle nuove generazioni quel pezzo di storia recente che ha cambiato il nostro Paese? Perché è ancora una ferita aperta.

Parte della verità giudiziaria la conosciamo già. Non tutta la verità. E abbiamo bisogno di conoscere tutta la verità perché senza verità non c’è giustizia e senza giustizia, senza fare i conti con il passato, non c’è futuro.

Ventotto anni dopo la strage di Capaci Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo ed i poliziotti Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani, non c’è ancora un pentito di quel pezzo dello Stato deviato che scese a patti con i viddani di Corleone.

 

Oggi la mafia stragista è in carcere. Fuori, la mafia che non ha bisogno di sparare si è ramificata in tutto il Paese. È entrata nell’economia legale e i suoi bilanci sono in attivo.

Avvertiamo ancora oggi il pericolo della mafia e perciò abbiamo bisogno di far conoscere ai nostri figli e ai nostri nipoti la storia terribile di quella stagione di sangue innocente. Non dimenticheremo mai chi ha sacrificato la vita per la legalità. La verità è che loro non sono morti.

Sono vivi e vivranno per sempre nella memoria di questo paese. La mafia è una montagna di merda.

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