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Chi salva una vita, salva il mondo

“L’altra notte io c’ero quando il barchino con i migranti si è girato di colpo, così senza dare segni, improvvisamente. È stato terribile. Uno dei momenti più difficili della mia vita”.
Mi scrive così Marina, la mia amica infermiera che salva vite nel mondo. La conosco dal 2006. Stavo nell’Helmand, la regione dell’Afghanistan dove c’era la linea del fronte.
E con lei mi sono trovato sulla linea del fronte e non dimenticherò la scena che ho visto in una sorta d’infermeria dove si stabilizzavano i feriti prima di portarli nell’ospedale di Emergency a Lashkar Gah, la capitale dell’Helmand.
C’erano un telebano e un poliziotto afgano della coalizione. Curati entrambi, poi messi nell’ambulanza e trasferiti lontani dalle bombe.
E se Marina dice ora di aver vissuto l’altro giorno uno dei momenti più difficili della sua vita, deve essere stato veramente terribile.
Nel messaggio che mi ha inviato, Marina scrive che sua figlia riflette sul fatto che per gli altri “la mia mamma è una figa perché viaggia per il mondo e aiuta chi ne ha bisogno. Qualche volta credo di essermi abituata anch’io, penso sia normale aiutare chi è in difficoltà. Ma no, non è normale. Non è giusto che mia mamma va e torna sconvolta da ciò che ha visto”.
Non dovrebbe esserci niente di tutto questo.
Cara Marina, siamo in tanti a pensarla come te.
Chi salva una vita, salva il mondo.
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Sandro Ruotolo

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